Che cos’è un “luogo”

Innanzitutto non è un sinonimo dei termini “località”, “sito”.
Una località, un sito, è un punto sulla superficie terrestre, l’intersezione tra una linea longitudinale e una linea latitudinale. Ogni luogo può essere localizzato, ma non tutte le localizzazioni possono qualificarsi come luoghi. Dalla letteratura in materia possiamo estrapolare alcuni degli elementi che contribuiscono alla creazione di un “luogo” . Questi non hanno carattere esclusivamente fisico, ma al contrario hanno qualcosa d’intangibile, sono legati ad esperienze e memorie sensoriali, sono intrisi di sentimenti e significati, e fanno star bene chi abita quel luogo. L’architetto paesaggista Alan Gussow ha definito il luogo come “un pezzo d’ambiente di cui ci siamo riappropriati con i sentimenti”.
Per molti cittadini , gli unici spazi di vita quotidiana di cui si sono riappropriati con l’affetto, a cui possono attribuire il titolo di “luogo”, sono gli ambienti privati: la casa, il giardino, ecc.

Gl i spazi pubblici , le aree aperte della nuova città sono diventati per gran parte della popolazione dei “nonluoghi”.  L’impressione è che non ci sia nessuno che li ama e se ne prenda cura che insieme al progressivo peggioramento della qualità dell’ambiente costruito si sia sviluppato anche un marcato distacco tra i cittadini e gli spazi della città.

Si è scritto molto sul concetto di genius-loci, lo spirito di un luogo. Ed è appunto questa la qualità di uno spazio capace di renderlo memorabile o rappresentabile. Una qualità che è senz’altro presente in quei luoghi che ci danno la sensazione di “essere arrivati”.
Questo sentire che “io sono qui ” è, in parte, l’identità di un luogo, quello che lo caratterizza come distinto e particolare. Lo storico dell’architettura C. Norberg-Schulz ha individuato un forte genius-loci in particolare nelle piazze storiche italiane. Il Campo di Siena, la piazza San Marco di Venezia , gli innumerevoli borghi arroccati sulle colline umbre o toscane sono luoghi ricchi di identità, e tutti possiedono, secondo Norberg-Schulz, un genius-loci. Certamente questi luoghi sono caratterizzati da qualità architettoniche e paesaggistiche notevoli: possiedono armonia nelle loro dimensioni e nelle loro forme; sono inseriti in maniera equilibrata nei loro contesti naturali; le loro capacità artigiane e la qualità dei materiali costruttivi sono indiscutibili. Eppure, non è solo la qualità fisica di un sito che crea il suo spirito, che lo rende un luogo.

L’identità di un luogo è intimamente intrecciata con l’identità degli individui e della comunità che lì trovano dimora. Le connessioni tra gli abitanti dei luoghi storici ricchi di genius-loci si sono costruite attraverso il tempo con l’uso e con i processi che hanno visto la comunità partecipe della sua creazione, della sua cura e della sua difesa.

Il legame tra un luogo e una comunità è inscindibile. Come ha scritto Donovar Rypkema, “il luogo è la vasca nel quale nella quale lo ‘spirito’ di una comunità è conservato: e la comunità è il catalizzatore che investe una località con un senso di luogo” . I luoghi che hanno un’identità spiccata sono, in generale, abitati da individui e comunità che sentono in modo forte un analogo senso di identità. Il riuscire a sentire “io sono qui” facilita il poter dire “io sono” o “ noi siamo”. Ovviamente è molto difficile affermare il proprio essere nelle strade anonime e tra i palazzi grigi e uniformi delle nuove periferie. E l’origine di questo fenomeno va cercato non soltanto nei modelli della nuova urbanizzazione o nella forma dello spazio urbano ma anche, come si è già detto, nei meccanismi stessi della sua produzione e della sua gestione. Potersi identificare con la località nella quale si abita, potersi sentire parte di una comunità e di uno o più luoghi urbani, sono elementi che contribuiscono non soltanto alla qualità della nostra vita ma anche al nostro modo di fare politica, inteso come disponibilità a farsi coinvolgere nei processi decisionali che influenzano il presente e il futuro di quel territorio comune che è la città. Ha detto bene Daniel Kemmis, sindaco di Missuola nel Montana (USA) quando ha affermato “ Che cosa facciamo dipende da ‘chi’ siamo o pensiamo di essere. Dipende, in altre parole, dal modo in cui scegliamo di rapportarci con gli altri, dal luogo che abitiamo e dalle questioni che l’abitare quel luogo sollecita in noi. Se c’è una connessione tra i luoghi che abitiamo e le culture politiche che il nostro ‘abitare’ produce, allora è forse logico cominciare con il luogo e con il suo senso di essere e poi cercare di immaginare il modo di essere politico che è più confacente a quel luogo

RAYMOND LORENZO in “La città sostenibile: partecipazione, luogo,comunità” edito da Elèuthera (Milano,1998) [Verucchio 1994]

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