Quale distanza separa l’insediamento di una piccola comunità di abitanti sul finire dell’Ottocento lungo il tratto di Via Cagnona che conduceva al lido e il riconoscimento di moderna stazione balneare?
Piace pensare sia stato proprio l’incontro tra pescatori terrieri, piccoli agricoltori e fuoriusciti dal latifondo a costituire il primo nucleo lungo quella “traversa a mare” che all’indomani dell’apertura del casello ferroviario sulla linea Rimini-Ravenna si era andata sempre di più articolando; una aggregazione come tante, sviluppatasi in prossimità di quel litorale da qualche decennio strada maestra per il riscatto dalla miseria e dall’indigenza con l’aumentare dei visitatori forestieri nella stagione dei bagni.
Proprio le condizioni di questi microcosmi – rapidamente cresciuti nel corso degli anni e quindi maggiormente necessitanti di servizi essenziali – avevano stimolato presso le autorità riminesi un acceso dibattito sui bisogni in termini di opportunità allo sviluppo.
Perforazione di pozzi di acqua potabile, costruzione di macelli comunali e lavatoi, estensione dell’illuminazione pubblica, ecc erano infatti reclamati dalle principali “marine” di Riccione, Viserba e Bellaria oltre ad un generale riassetto stradale qui particolarmente avvertito. Il prolungamento a mare della “strada della Cagnona“ sin dal 1906 si inseriva nell’elenco di richieste che gradualmente nel tempo avrebbero trovato accoglimento.
E’ l’importanza economica e sociale raggiunta della frazione ai primi anni Trenta “uno dei lembi più ridenti della marina (…) sede di numerose ville tenute a parco o a giardino” che tra gli affezionati frequentatori conta anche esponenti del notabilato nazionale a intercettare ai primi anni Trenta una serie non trascurabile degli interventi destinati a Bellaria Igea Marina nel suo insieme? Difficile dirlo.
Un ruolo sicuramente non secondario deve aver giocato l’esigenza di garantirne la fruibilità del sito (oltre a rispondere a criticità da sempre manifeste) nel promuovere, a stagione oramai iniziata, la sistemazione della massicciata del tratto di strada litoranea che dal Viale Nettuno conduce al confine con San Mauro e l’ampliamento dell’impianto elettrico di illuminazione pubblica nella zona marina di cui la località è quasi totalmente sprovvista ( Deliberazione del 23/ 06/ 1931)
Viene altresì licenziata nell’agosto del medesimo anno la costruzione di un piazzale semicircolare a forma di esedra nel punto terminale in cui dà accesso all’arenile. L’opera, con la sua inconfondibile balaustra bianca e gli scalini di accesso alla spiaggia, si colloca nel punto più centrale di confluenza e vuole garantire un migliore deflusso al transito di mezzi particolarmente intenso nel periodo estivo. La sua realizzazione, affidata a mezzo di cottimi fiduciari, è contestuale al restyling della tratta che assume le sembianze immortalate da mille cartoline
Uno spaccato all’epoca dei lavori ci permette di individuare gli storici abitatori della traversa che, ancora per qualche tempo, è senza nome proprio. Sul lato levante incontriamo le proprietà di Capanni Paolo (titolare dell’omonima pensione), Semprini Giovanni, Antonini Ernesto, Fantini Ernesto, il cav. Garosi di Bologna e l’imprenditore Giovanni Costa cui attribuita la storica piattaforma . Sul lato ponente: Capanni Giovanni, Rossi Umberto, Fantini Matteo, Dellamotta Virginia e l’abitazione del prefetto Reggiani.
L’elevazione dell’acciottolato rispetto all’abitato storico costruito in trincea sopra le dune sarà motivo di qualche dissapore specie in occasione di piogge. La furia del mare e degli elementi in più occasioni arrecheranno danni alla bella quanto fragile struttura.