MARIANNA

Giacobini alla Cagnona

Con la tregua di Treviso, Rimini fu assegnata a Napoleone Bonaparte. Pochi giorni dopo, il 24 gennaio 1801, una folla di accesi cisalpini giacobini e tremila soldati francesi entrarono a Rimini compiendo atti di violenza su persone e cose. Napoleone, tuttavia, non intese favorire oltre gli estremismi giacobini, come dimostrò con la trasformazione della Cisalpina in Repubblica Italiana – con una nuova costituzione autoritaria – ai Comizi di Lione del 26 gennaio 1802.
Grazie ad un Concordato con la Chiesa anche le spinose questioni religiose furono appianate. Dopo i gravi disordini occorsi negli anni precedenti, gli anni del dominio di Napoleone Bonaparte, proclamatosi Presidente della Repubblica Italiana, furono, per la città di Rimini, anni di pace e tranquillità. I grandi eventi storici accadevano a Parigi e Milano. A Parigi il 18 maggio 1804 Napoleone si fece proclamare imperatore mentre il 2 dicembre si fece incoronare dal Pontefice. Il 18 marzo 1805 trasformò quindi la Repubblica Italiana in Regno d’Italia ed il 26 maggio cinse la corona di ferro a Milano. Dalla città lombarda egli abolì i Dipartimenti, precedenti divisioni della Repubblica, e stabilì che i podestà, cioè i governanti dei comuni, quale era Rimini, fossero di nomina regia. La Chiesa riminese, benché costretta a subire una forte diminuzione nel numero delle parrocchie sul suo territorio, ottenne che la cattedrale di Rimini fosse trasferita in quella che ne è tuttora la prestigiosa sede: il Tempio Malatestiano. Napoleone Bonaparte, nuovo Sovrano, annunciò persino una sua visita nella città di Rimini, che abbellitasi per l’occasione, aspettò invano. L’Imperatore non venne poiché in Europa era ricominciata la guerra.
Questi avvenimenti furono per Rimini lontani e meno interessanti della visita in città del viceré d’Italia Eugenio Beauharnais, il quale, assieme ad amici e parenti, il 2 agosto 1808, a Bellaria, sui prati della Cagnona, stesa una tovaglia sulla nuda terra, all’ombra di alberi frondosi, consumò allegramente un lauto rinfresco che si era portato dalla città, facendo un vero e proprio picnic.

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