Nel quadrilatero delimitato dall’Uso, il Fiumicino (ritenuto da molti l’antico Rubicone) e dai tratti di Popilia e di Antica Emilia compresi fra i due fiumi, area che corrisponde grosso modo all’odierno comune di S.Mauro, non è dunque venuta alla luce alcuna traccia di villaggi romani. E’ invece accertata l’esistenza di insediamenti sporadici e di popolamento sparso, come testimoniano le varie fattorie rustiche affioranti nella bassa pianura centuriata tra S.Mauro e il mare, specie nei pressi del fiume Uso, almeno a partire dall’età augustea.
Invece l’area più favorevole ad eventuali insediamenti, per la disponibilità delle acque ed una facile difendibilità, era quella racchiusa fra l’Uso e il RioSalto; la zona è oggi segnata dalla superstite presenza del palazzo settecentesco della Torre, cuore della tenuta agricola dei principi Torlonia, dove visse Giovanni Pascoli. Qui, secondo le fonti orali, si sarebbe localizzata l’anticaGiovedìa (tempio di Giove?) scomparsa sia come toponimo che come insediamento ma presente nelle carte topografiche fin dal 1580 e citata nei documenti d’archivio fino dal 1057. La tradizione erudita locale vuole che su quest’area sorgesse un tempio di Giove, davanti al quale si sarebbe fermato in preghiera Giulio Cesare dopo l’attraversamento del Rubicone.
Giove assumeva spesso la funzione di divinità principe nei santuari di frontiera ai margini delle terre bonificate, scarsamente popolate, fra boscaglie e paludi, dove il tempio diventava anche luogo di contatti e di piccoli scambi commerciali. Non è dunque da escludersi l’eventuale esistenza di un tempietto rurale nel territorio della tenuta che, con il suo aggregato, si sviluppava proprio lungo la sponda destra del Rio Salto, non lontano dal luogo del rinvenimento della già citata epigrafe funerari delle Selve. Questo supposto luogo di culto e quindi di raccolta della popolazione contadina avrebbe potuto favorire l’insorgere di un minuscolo aggregato, trasformatosi poi nel sito di Giovedìa. Secondo gli studiosi di storia romana, al culto pagano di Giove si sarebbe sovrapposto in età cristiana quello di S.Pietro: ebbene, l’antichissima chiesetta rurale della Torre è citata per la prima volta dai documenti antichi nel 1033 col nome di ecclesia Sancti Petri in Salto.
Occorre inoltre ricordare come il toponimo RioSalto deriva dal latino Saltus che significa “terreno lasciato a bosco o pascolo”. In sostanza in età romana il Saltus rappresentava un possedimento di grandi dimensioni , una riserva naturale esclusa dalla centuriazione. Col tempo il Saltus si trasforma in latifondo vero e proprio, il che spiega quanto antica fosse la vocazione a possedimento terriero di quest’area e, soprattutto, si può supporre che fin da allora la proprietà disponesse di un edificio centrale di tipo signorile, residenza dell’assegnatario del Saltus.
Il paesaggio romano tra il Fiumicino-Rubicone e l’ Uso.
Susanna Calandrini – “Storia di San Mauro Pascoli” Società Editrice “Il Ponte Vecchio”,2000 pag. 28-29