Dagli Instrumenta del Codice Pandolfesco, Bellaria risulta essere , come entità territoriale “Capella Sancte Malgarite de Belaiere” e appartenere al “comitatus” di Rimini. Oltre alla città vera e propria chiusa entro le mura, Rimini, come tutte le città medievali, comprende il comitatus o contado con una ripartizione territoriale e giuridica ben definita. Il contado è costituito da “castelli” e da “terre” ed è a sua volta suddiviso in ville o parrocchie (cappelle) : è il caso di Bellaria e Bordonchio(…)
Bellaria e Bordonchio come ville del comitatus dipendono giuridicamente e politicamente dalla città di Rimini , per questo nel delineare la dinamica economica della zona bellariese, gli Statuti del 1334 e le relative aggiunte degli anni successivi offrono allo storico una realtà completa.
Durante la Signoria di Malatesta III e Galeotto l’economia malatestiana attraversa una complessa fase transitoria: l’agricoltura ed il commercio tendono ad affermarsi ma le conseguenze della peste nera (1348) e delle carestie, provocate nella maggioranza dei casi dagli eventi bellici, si sono fatte sentire in maniera incisiva sul contado (…)
La drastica riduzione demografica ha provocato nel territorio di Rimini l’inevitabile arretramento delle zone coltivate, la selva e le paludi hanno recuperato sulle colture, la villa si è spostata a ridosso del castro (…) E’ evidente che l’economia malatestiana nel corso degli anni presenta inevitabili cadute, ma da parte dei Malatesti si riscontra il tentativo a voler colmare quanto prima i vuoti causati dagli eventi bellici e naturali; segno questo delle accresciute capacità e possibilità di recupero degli uomini
Definire i confini del territorio malatestiano nei primi decenni del XIV secolo non è facile per uno storico:neppure la cartografia contemporanea è sempre in grado di segnalare informazioni precise al riguardo. Le incessanti lotte che i Malatesti sostengono con le Signorie limitrofe (Montefeltro, Ordelaffi, ecc.) determinano un continuo cambiamento territoriale dei confini malatestiani. Ma in alcuni casi ricorrendo ad un adeguato supporto documentario, è possibile trarre notizie geografiche che neppure la cartografia contemporanea o postuma aveva segnalato.
Da una norma statutaria riminese del 1334 è possibile stabilire i confini territoriali dello stato malatestiano prima che raggiunga la sua massima espansione tra Romagna, Marche ed Umbria in seguito alle imprese militari di Galeotto. La norma statutaria vieta oltre al trasporto di vino, biada e pane anche la costruzione di un porto dal fiume Ausa fino al fiume Tavollo, da Monte Croce (localizzato fuori del Borgo nuovo di San Giuliano, di là delle Celle) fino a Treponti.