Pasquella 2019 nel ghetto
Pasquella 2019 nel ghetto

La Pasquella

Ritorna nel vecchio ghetto della Cagnona la tradizione della Pasquella

Risaliva infatti al 1997 l’ultimo passaggio da parte di pasquaroli nella nostra località per l’abituale benvenuto all’anno nuovo. L’usanza di far visita alle case nella giornata del 5 Gennaio per propiziare la buona sorte da parte di suonatori e cantori affonda la sua origine nella notte dei tempi e per tanti anni ha rappresentato un appuntamento assai sentito a livello popolare. L’Epifania, prima Pasqua dell’anno liturgico, chiude simbolicamente il ciclo delle festività natalizie aprendo quello delle celebrazioni del Carnevale, momento da sempre dedito alla gioia e alla trasgressione.

Se il tema centrale della rievocazione è la Natività e la venuta dei Re Magi, lo scambio di auguri in cambio di vino e cibarie riprende antichi usi in voga nel mondo contadino ove l’inizio dell’anno carico di attese per la salute dei familiari, il ciclo del raccolto, la continuazione della vita.
Un autentico rituale di questua accompagna i figuranti per le strade del borgo per portare l’allegria nelle case che si articola, pur con varianti regionali, in momenti prestabiliti fissati dalla tradizione (il permesso, l’entrata, l’annuncio, gli auspici, la richiesta, lo scambio e infine il commiato).   Questa rievocazione ancora oggi viva nell’Italia centro-settentrionale in particolar modo nelle regioni appartenute allo Stato pontificio – Romagna, Marche, Umbria, Lazio fino ad estendersi ad Abruzzo e Molise- rappresenta un unicum nel panorama folklorico nazionale. Dopo una flessione registratasi nel dopoguerra in concomitanza con gli anni del “boom”, a partire dalla fine degli anni Sessanta-primi anni Settanta il rito della Pasquella ha fatto ritorno in molti dei territori di partenza fondendo assieme significati vecchi e nuovi.

In un contesto sociale ed urbano profondamente mutato il suo revival è stato reso possibile grazie ad alcuni adattamenti che permettessero di conservarne intatta la funzione ed il messaggio. Nei gruppi, un tempo esclusivamente maschili e in età giovanile, hanno fatto il loro ingresso in tempi recenti anche figure femminili, anziani e bambini; alle abitazioni delle persone si sono aggiunti come tappe di questo viaggio anche luoghi di aggregazione come bar, osterie oppure case di riposo così da portare il canto anche all’estero mentre fiati e strumenti tipici delle orchestre da ballo si sono affiancati alle iniziali chitarre e fisarmoniche.
La capparella scura con cappello a falde larghe e camicia a quadri per gli uomini, corpetto bianco, una gonna fiorata, e scialle sulle spalle per le donne sono diventati il costume di riferimento di una rappresentazione che va di scena di anno in anno in una dimensione magica fondendo assieme i ruoli dei attori e dei partecipanti.

Christian Corbelli (12/04/2019)

“Riveriti lor signori. Pasquelle ed altri canti e balli tradizionali raccolti in Romagna” (La Mandragora, Imola) di Gualtiero Gori
“La Pasquela. Aspetti delle tradizioni e del linguaggio di Romagna” (Il Ponte Vecchio, Cesena) di Leonardo Neri

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